Afro Basaldella : Indicazioni sulla mia pittura

Una forma pittorica può avere anche valore di apparizione? L’organismo rigorosamente formale di una pittura può contenere ala leggerezza, il respiro di una evocazione, l’improvviso soprassalto della memoria? E’ questo per me il problema; in questo consiste la irrequietezza continua che mi stimola a dipingere.

Il quadro deve essere un modo chiuso; il “dramma” non può svolgersi che là dentro. Soltanto su questa scacchiera si perde o si vince interamente.

Eppure ancora ieri un amico mi diceva che le forme della mia pittura paiono oscillare, muoversi, come se fossero ancora imbevute dal rimpianto o dall’attesa di un’altra atmosfera: quella che traversarono per concretarsi. Non so se questa impressione di animazione, di un vento segreto che investa le mie immagini sia esatta; ma spesso anch’io sento che la sostanza del mio colore, lo sviluppo delle mie linee creano uno spazio che non è altro che lo spessore della memoria.

Le forme si aprono e si determinano come impronte, dimensioni provenienti da molto lontano.

Penso spesso così d’essere un pittore di storie. Se i miei sentimenti più profondi, i miei ricordi, i miei giudizi sulle cose, le mie insofferenze e persino i miei errori e terrori si condensano nell’andamento di una linea nella luminosità di un tono, sento che il mistero con cui la mia intera vita sfocia nella pittura può essere inteso all’inverso e permettere alle immagini della pittura di risalire fino alle origini della mia vita.

Così non ho paura della parola “sogno” non ho paura della parola “lirica” o della parola “emozione”; oggi assai poco favorite dalla chiarezza mentale e dalla consapevolezza, per quel che riguarda i mezzi espressivi, della più attuale pittura contemporanea.
Io spero che nelle mie pitture circoli un presentimento, una speranza, come di un’alba.
Vorrei che la mia pittura recasse una allusione sempre più chiara a un mondo percorso da passioni, e cominciasse a rivelare il profilo sempre più nitido di un territorio aperto – ingenuamente – alle corse, ai dolori, e alle feste umane. Penso di contribuire così all’idea di una pittura ove nella certezza della pura forma le sensazioni delle cose, i simboli della realtà che mai vennero meno, tornino a scaldarsi di un sentimento dimenticato.
Credo che la pittura cominci a sciogliersi dalla sua condizione esclusiva e vigilata di musica strumentale e provi oggi a distendersi in quei nuovi e di timbro che preludono al levarsi di una voce umana, andamenti di modulazione a liberarsi di un canto.

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